Fiona Annis
La stanza del tempo
Intragallery, Napoli
Inaugurazione venerdì 27 settembre alle 18.00
Testo di Alessandra Troncone
Nel greco antico, il verbo “sapere” è derivato dalla radice del verbo vedere (ὁράω) nella sua forma dell’aoristo, quindi al passato (εἶδον). Dunque “ho visto” (οἶδα) corrisponde a “io so”, un’equivalenza che si basa su una consecutio temporale: “so” come conseguenza del fatto che “ho visto”, a dimostrazione del fatto che la conoscenza richiede un imprescindibile momento empirico, e che rende serrata la relazione tra il sapere e il vedere. Non è un caso che gran parte delle innovazioni inventate dall’uomo si siano fondate proprio su strategie di potenziamento della vista con l’obiettivo di poter sapere di più, in particolare guardando all’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande, che altrimenti sarebbero rimaste entità sconosciute.
Nel suo periodo di residenza a Napoli, Fiona Annis ha lavorato sulla collezione del MuSA – Museo degli Strumenti Astronomici di Capodimonte, una ricca raccolta di strumenti datati dalla metà del XVI secolo fino alla metà del XX che documentano la ricerca astronomica svolta presso l’Osservatorio di Napoli, fondato nel 1819 sul terreno dell’antico parco dell’Osservatorio costruito nel XVI secolo. Una raccolta di oggetti, stampe e disegni che accompagnano il visitatore alla scoperta delle più straordinarie intuizioni e invenzioni, mosse dal desiderio di abbracciare l’universo con lo sguardo e di trovare, proprio lì dove lo sguardo si perde, le risposte a ciò che accade nel nostro piccolo quotidiano.
Fiona Annis si è avvicinata a questi preziosi dispositivi interrogandosi sul contesto museale, quale luogo di preservazione della storia materiale, e sulla relazione tra il sapere e l’infinito, due concetti in apparente tensione laddove “conoscere” vuol appunto dire definire, circoscrivere, incasellare e misurare, dotandosi dei giusti strumenti. Un’ambizione profondamente umana che si traduce in parametri di convenzione, a partire dalla scansione del tempo. Ed è proprio La stanza del tempo il titolo della mostra di Annis presso Intragallery, in riferimento a quella stanza speciale presente in passato in molti osservatori astronomici, dove gli orologi sono accuratamente calibrati per mantenere il tempo e conservarne uno standard condivisibile.
Ricorrendo ad un uso inaspettato – e per certi versi improprio – della fotografia, Fiona Annis ha sottoposto gli oggetti della collezione museale, quali telescopi celestiali, cannocchiali, globi, specchi, pendoli, a un rovesciamento di prospettiva, trasformandoli da strumenti di ricerca in oggetti di studio. Lo ha fatto puntando l’obiettivo su di loro, per ottenerne un’immagine. Ma ha impostato la messa a fuoco scegliendo l’opzione “infinito”, con il risultato di perdere completamente i contorni dell’immagine, cercando il fuoco lontano, ben al di là degli oggetti stessi, e quindi in un luogo non visibile. Proiettando idealmente questi stessi oggetti nelle galassie di cui loro dovrebbero restituirci la visione. “Eludendo una rappresentazione oggettiva in favore di un’identificazione empatica”, afferma l’artista. Il risultato è un’immagine incerta alla quale non siamo più abituati nell’era dell’alta definizione, ma che proprio per la sua inconsistenza allude ai mondi ancora da scoprire, quelli che ancora non scorgiamo con nitidezza ma di cui già percepiamo la presenza. In questo processo, l’arte si prende quelle libertà che alla scienza non sono concesse per suggerire ed evocare una materia impalpabile, che ancora non è stata misurata e classificata, sciogliendosi da immagine in immaginazione.
Rispecchiando la disposizione di questi oggetti nelle sale museali, nella mostra da Intragallery le stampe sono intervallate da citazioni di scrittori, poeti, filosofi, scienziati che costruiscono una trama di pensieri sui temi dell’infinito, della conoscenza e dell’ignoto, allargando il campo ad altre discipline. Infine, nell’ultimo spazio della galleria, una linea d’oro lunga precisamente 29,9.792.458 cm corre sul muro. La sua estensione misura la distanza che la luce percorre in un miliardesimo di secondo, da cui il titolo Un Miliardesimo di Secondo luce. Con quest’opera, Fiona Annis torna sulla necessità di dare una consistenza visibile a ciò che non lo è: la velocità della luce a dispetto di una linea visibile che ne raffigura la distanza percorsa. Nella semplicità di un orizzonte continuo, due punti ideali si ricongiungono in maniera apparentemente statica, lasciando tuttavia intuire l’impercettibile e sfuggente movimento del tempo.
- Alessandra Troncone
Riconoscimenti
I miei ringraziamenti alle tante persone che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto, tra cui: Fausto Errico, Mauro Gargano, Eugenio Giliberti, Sylvie Parent, Sergio Pasquandrea, e Alessandra Troncone. Desidero inoltre ringraziare il Canada Council for the Arts per il loro sostegno, così come il Post Image Cluster del Milieux Institute dove continuo a sviluppare idee all’interno di una comunità di artisti che lavorano fianco a fianco. Infine, ma non meno importante, desidero ringraziare l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte per il coraggio e la generosità nell’ospitare la mia residenza d’artista.
Fiona Annis Biografia
Una tendenza costante al centro della pratica di questa artista canadese è l’esplorazione di materiali, di immagini dal passato e di tecnologie già esistenti, alla ricerca di nuovi significati. Il suo è un percorso artistico che evoca sia l’eredità del passato che la promessa di un futuro. Fiona Annis mette in atto un’azione di recupero, o meglio, di riformulazione di un materiale culturale in pericolo di estinzione o relegato ai margini della conoscenza collettiva. Attualmente sta lavorando ad un progetto di ricerca-creazione all’osservatorio Astronomico di Capodimonte che affronta il rapporto strano e misterioso che la fotografia intrattiene con il passato. Fiona Annis ha esposto in centri d’arti, gallerie e musei nazionali ed internazionali. Collabora costantemente con la Società di archivi affettivi.