OOPARTS / OUT OF PLACE ARTIFACTS / Reperti impossibili
di Michele Iodice
a cura di Mario Codognato
installazione site-specific
dal 26 dicembre 2016 al 26 febbraio 2017
Giardino delle Fontane
Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Il 26 dicembre 2016 alle ore 17.00 è stata inaugurata al Mann, nel Giardino delle Fontane, l’installazione site specific OOPARTS / OUT OF PLACE ARTIFACTS / Reperti Impossibili, di Michele Iodice, con la curatela di Mario Codognato, in prosecuzione del progetto espositivo presentato a Capri lo scorso luglio, sotto la direzione artistica della galleria per le arti contemporenee Intragallery.
La mostra OOPARTS era stata concepita appositamente per gli spazi del Centro Caprense Ignazio Cerio, quale rilettura in chiave contemporanea dei reperti conservati al Museo Cerio.
In quell’occasione, l’artista, ispirato dal piccolo antiquarium della collezione Cerio, creò una vera installazione site specific di opere ispirate ai reperti paleontologici ed archeologici raccolti dallo studioso Ignazio Cerio, ma rese contemporanee dai materiali utilizzati: acciaio, alluminio e resine.
“La stratificazione storica e culturale di Napoli al contrario di quella geologica non avviene per moti orizzontali, per quanto discontinui, ma piuttosto attraverso contaminazioni e trasparenze reciproche ed il riciclo di modelli che dall’antichità alla contemporaneità si adattano ingegnosamente e fluidamente agli stimoli e alle esigenze della vita quotidiana. Incarnando questo spirito geniale, le creazioni di Michele Iodice attraversano i secoli, gli stili, le suggestioni e le intuizioni che le hanno prodotte. Nella produzione artistica più recente, questa stratificazione antropologica e ctonia prende in considerazione un altro “discorso” che attraversa il tempo e lo spazio della polis, quel bestiario, reale e simbolico, che si riversa nelle fondamenta mitologiche e architettoniche e nell’immaginario collettivo della città. L’acciaio e l’alluminio, metalli o meglio leghe che hanno forgiato e che continuano a forgiare le metropoli e gli utensili della modernità, per contrasto o partenopeamente per continuità, si appropriano delle forme e dei miti degli animali, delle forme viventi più antiche.”
(Cit. Mario Codognato)
L’artista Michele Iodice, arrichirà la collezione dei lavori da esporre, con un intervento site specific appositamente studiato per il cortile del museo: verrà realizzata una ragnatela luminosa, sovrastante l’intero cortile, che ingloberà in un gioco di luce tutti i reperti esposti.
Nato a Napoli nel 1956, Michele Iodice è un artista anomalo, difficilmente collocabile in determinato ambito, bordeline con un’ancestrale sapienza artigiana che rimonta al solco della classicità. Estroso, taciturno, ironico e imprendibile, nella sua città, meravigliosa e difficile, vive e lavora. Potrebbe perfettamente corrispondere a qualche figura della drammaturgia di Eduardo, ma con dei risvolti quasi nordici, splenetici e metafisici. Particolarmente affascinante è la sua vasta grotta-laboratorio, affollata dai materiali che servono alla sua poetica, ombrosa e protetta, scavata nella roccia lungo i fianchi della collina di Capodimonte sormontata dal celebre museo. E’ un luogo che sembra incrociare mille riflessi e memorie, presenze misteriche, echi e assonanze perdute. Qui, sovente, Iodice mette in scena performances di danza o di teatro per cui realizza formidabili invenzioni scenografiche, imbandisce banchetti fatati con stoviglie e surtout de table che uniscono la matrice ellenestica e barocca a un’estetica futuribile quasi da astronave spaziale. Scoperto da Graziella Lonardi Buontempo, Michele Iodice negli anni è stato al centro di varie personali e ha partecipato a mostre collettive, dando vita a numerosi straordinari allestimenti museali, tra l’altro al Museo Archeologico Nazionale, Floridiana a Napoli e al Museo di Capodimonte, interventi progettuali, installazioni. Fra queste ultime vanno ricordate almeno il bellissimo lavoro per l’Isabella Stuart Gardner Museum di Boston e nel 2008 quella pensata per la rassegna “Migrazioni” presso Villa San Michele, il Museo Axel Munthe, di Anacapri. Michele sperimenta alle pari con materie nobili o prosaiche, miscela tubi di alluminio e dettagli scultorei in bronzo di citato greco-romano, si svincola in geometrie metalliche, osa camouflage inusitati che accostano marmi antichi e resine. Il suo segno è decisamente quello dell’evocazione, nutrita da quella sedimentazione unica e fervidissima di mille civiltà e retaggi culturali che Napoli custodisce dentro il proprio imprinting e nelle sue viscere.
Con il Patrocinio del Centro Caprense Ignazio Cerio
Sotto il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee 2016