Comunicato Stampa – METONIMIE di Chiara Arturo e Cristina Cusani

METONÌMIE

 

CHIARA ARTURO e CRISTINA CUSANI

 

a cura di Federica Palmer

 

dal 14 Settembre al 7 Novembre 2020

 

La galleria per le arti contemporanee Intragallery è lieta di inaugurare la stagione espositiva 2020 / 2021 con la doppia personale  “Metonìmie” di Chiara Arturo e Cristina Cusani, a cura di Federica Palmer.

La mostra sarà aperta al pubblico dal 14 settembre in poi, nei consueti orari della galleria, ossia dal lunedì al venerdì, dalle 17.00 alle 20.00, e su appuntamento.

Si consiglia preferibilmente di prendere un appuntamento contattandoci via mail al seguente indirizzo info@intragallery.it.

 

“La metonìmia è una figura retorica di significato, che crea un legame di tipo quantitativo,

qualitativo o temporale tra due termini di paragone. In questa mostra la metonìmia diviene una chiave di lettura per le immagini che Chiara Arturo e Cristina Cusani ci presentano all’interno dello spazio espositivo. Immagini ricche di significato ma che lasciano libero lo spettatore di reinterpretare emotivamente e visivamente le singole foto.

 

La mostra si articola in due momenti. Nel primo ambiente le artiste dialogano tra di loro con progetti autonomi. Chiara Arturo in “Fragmentum” ritrae porzioni di natura e di uomo, creando un dialogo che si svolge attraverso i sensi. Ogni foto diventa un macrocosmo restituendo dignità autonoma ai singoli frammenti, mostrandoci come ogni cosa è parte di un mondo molto più grande. In “Quando la neve” Cristina Cusani affronta il tema dell’attesa, passando attraverso tutte le componenti emotive che la compongono. Paragonando l’attesa alla neve, l’artista sottolinea la perdita di ogni punto di riferimento: questo momento non viene affrontato come un istante di stasi ma come un’occasione di rinascita.

Nonostante il processo creativo alla base delle due ricerche sia totalmente diverso, le foto di Cristina e Chiara comunicano tra di loro in maniera visiva e concettuale.

Tra le due artiste si crea un dialogo intenso e profondo che raggiunge il suo apice nel secondo ambiente della galleria. Qui le fotografe dialogano in maniera molto più intima creando due dittici con foto di entrambe. Dittici creati ad hoc per “Metonìmie” ma che fanno parte di “Vicinanze”, progetto artistico più ampio di Chiara e Cristina.

“Vicinanze” è un progetto che nasce dell’esigenza di un dialogo sul Mediterraneo come

luogo di attraversamento. Chiara e Cristina, partendo da una fase di confronto, creano uno spazio di condivisione ideale e tangibile: in questo spazio posizionano i loro lavori che all’interno dello spazio-cornice si uniscono nelle loro differenze generando dei dittici. La mostra si presenta come un armonioso dialogo tra due linguaggi espressivi, nel quale lo spettatore, attraverso il legame che crea con l’immagine, è chiamato in causattivamente creandone la sua personale visione.” (Testo di Federica Palmer)

 

In occasione dell’apertura della mostra sarà presentato il catalogo Metonìmie, edito da

Mediterranea con grafiche di Claudia Mozzillo e testi critici di Federica Palmer e Chiara

Pirozzi. Il catalogo è stato realizzato grazie al contributo di Farmacosmo.

 

Biografie

Chiara Arturo (Ischia – NA, 1984)

Durante gli anni dell’università, in parallelo con gli studi in Architettura alla Federico II di Napoli, si concentra sulla fotografia come mezzo espressivo, con un particolare interesse per il paesaggio e lo spazio. Integra la sua formazione nel campo delle arti visive e inizia a partecipare ad alcune esposizioni collettive. Nel 2012 entra in LAB, il Laboratorio Irregolare di Antonio Biasiucci, una masterclass biennale focalizzata sulla ricerca personale che cambia radicalmente il suo approccio alla fotografia. Il suo lavoro fa parte di alcune collezioni di arte contemporanea (Imago Mundi Art, Fondo Malerba, Biblioteca Vallicelliana di Roma); è stata selezionata per varie residenze d’artista (BoCs Art, The Photo Solstice, Falìa, MACRO Asilo); dal 2017 è artista in scuderia dalla Galleria Heillandi di Lugano. Dal 2018 con Cristina Cusani porta avanti un progetto sul Mediterraneo come

luogo dell’attraversamento e la condivisione come pratica artistica. La sua ricerca personale è incentrata sull’insularità, sulla vulnerabilità e sulla percezione spaziale in relazione alla costruzione dell’immaginario. Partendo da un’indagine introspettiva, con metodo cartografico, lavora per accumulo e per molti anni sugli stessi soggetti: scava nel paesaggio come scava in se stessa, allo stesso modo e per lo stesso motivo; esplora temi e condizioni della vita come il transito e la sosta, la superficie e la distanza, la grandiosità dei paesaggi materiali e la loro fragilità, nel tentativo di costruire un arcipelago di certezze.

Attualmente vive tra l’isola d’Ischia, Napoli e la Toscana.

 

Cristina Cusani (Napoli, 1984)

Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione all’Università “La Sapienza” di Roma studia fotografia come linguaggio artistico all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 2012 segue il “Laboratorio Irregolare”, due anni di masterclass con Antonio Biasiucci un’esperienza molto importante grazie alla quale acquisisce un metodo di ricerca. È finalista di importanti premi (Premio Cairo, Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee, Un’Opera per il Castello, Premio Cramum), Il suo lavoro è parte di alcune collezioni di arte contemporanea (Imago Mundi Art, Dimensione Fragile, Collezione Scudieri). Viene invitata a partecipare a diverse residenze (BoCs Art, Fondazione Bevilacqua la Masa, Macro Asilo) . Nel 2017 vince il “Premio Sidicini per l’Arte Contemporanea. Dal 2018 con Chiara Arturo porta avanti un progetto sul Mediterraneo come luogo dell’attraversamento e la condivisione come pratica artistica. Nella sua ricerca artistica utilizza le esperienze quotidiane come punto di partenza per analizzare il significato dell’essere umani. Questa strada ha due direzioni: una che indaga la dimensione intima e riguarda l’identità, e una che invece cerca di porre interrogativi su temi attuali in una chiave non documentaria ma analitica. In entrambi i casi lavora sul residuo, su quello che resta, la traccia, la memoria, la storia. La sua ricerca va oltre il mezzo utilizzato, infatti non utilizza la fotografia in maniera pura, la sperimenta in tutto il suo potenziale.

Attualmente vive e lavora a Napoli.